Palestrina Neonato: a quanti mesi?

Palestrina Neonato: a quanti mesi?

Dai due mesi e mezzo fino ai sei mesi, il gioco e lo sviluppo psico-motorio del bambino passano attraverso l’utilizzo della palestrina, un tappeto gioco con due archi incastrati tra loro su cui sono appesi pupazzetti e giochini.
Fino ad allora non sarebbe possibile farne uso, dal momento che prima del compimento dei due mesi il neonato non riesce ancora a distinguere bene gli oggetti e le sue ossa non si sono ancora formate in modo tale da poter stare in determinate posizioni.

A quanti mesi i neonati iniziano a giocare?

Terminata questa fase, quindi verso i tre mesi, si può iniziare a usare la palestrina. Il piccolo cerca già di afferrare i sonaglini sopra di lui, iniziando così a usare il tatto e a muovere le mani. Comincia insomma a esplorare il proprio corpo e lo spazio intorno a sé e, nell’inclinare la testa per osservare i giochi, allena i muscoli del collo e della colonna vertebrale, preparandoli alla fase del gattonamento.

In un primo periodo – dai tre ai sei mesi – la posizione nella palestrina deve essere supina e all’inizio una decina di minuti al giorno sono più che sufficienti: la supervisione dell’adulto è quindi importante sia per la qualità del gioco con il bambino sia per lo scandire dei tempi adatti.
È piuttosto graduale l’adozione della postura a pancia in su, che di solito avviene all’incirca a cinque mesi, dopodiché questa posizione verrà spontaneamente alternata a quella supina e il bambino tenderà sempre più di frequente a spostarsi fuori dalla palestrina, spesso rotolandosi. Da quando impara a stare seduto i suoi sensi diventano sempre più attivi, come dimostra il fatto che afferri gli oggetti e li lanci o li sbatta in punti precisi dello spazio.

Non tutti i neonati hanno gli stessi tempi, tuttavia è possibile dire che tendenzialmente verso i sei mesi il bambino comincia ad afferrare gli oggetti, a cercare il contatto con le persone e con le cose, a protendersi verso di esse.

La scelta della giusta palestrina

Si capisce quindi che la scelta della palestrina abbia un impatto assolutamente benefico sulla salute del proprio figlio da molteplici punti di vista.

I modelli in commercio, che troviamo nei negozi per bambini così come su internet, sono colorati in modo acceso, in quanto gioca un ruolo prezioso anche l’imparare a guardare le cose e a esserne attratti dal punto di vista visivo, non solo il toccarle e distinguerle con il tatto. Non è necessario che ci sia una miriade di giochi musicali e di luci, sono di ottima qualità anche le palestrine composte semplicemente dagli archi con i giochi appesi: con questa opzione si corre di meno il rischio che il piccolo abbia troppi stimoli e che di conseguenza si annoi dopo poco tempo. Il giusto numero di musichette concilia poi al meglio i giochi e lo sviluppo dei movimenti.

L’essenzialità premia sempre e lo si può dire anche in questo caso. Alcuni fattori imprescindibili in questo acquisto sono innanzitutto la possibilità di disinfettare facilmente le parti lavabili dalla saliva e da possibili tracce di vomito; occorre accertarsi inoltre che ci siano un’imbottitura e i bordi rialzati: è un fatto di comodità ma anche di sicurezza, poiché in questo modo il bambino rimane in uno spazio il più possibile protetto, considerando che dopo pochi mesi inizierà a voler sfuggire al perimetro della palestrina per vedere cosa c’è al di fuori di essa.

Quanto ai prezzi, si possono trovare palestrine sui 30 euro, mentre quelle più accessoriate costano circa 80 euro (hanno in genere luci, specchi, numerosi giocattoli musicali…).

Per quanto tempo il bambino può giocare da solo?

Quando i movimenti e le esplorazioni del neonato iniziano a diventare un po’ più autonomi, il genitore si pone il dubbio su quanto tempo sia giusto farlo giocare da solo. Il piccolo percepisce la presenza dell’adulto accanto a sé e sviluppa la propria psiche in modo sereno se avverte che ha i propri cari accanto anche nel gioco: è rassicurante per lui entrare in relazione con qualcosa di nuovo e di diverso e vedere tutto ciò conciliato con l’affetto della madre e del padre.

Il bisogno di conoscere se stesso e lo spazio circostante deve assolutamente procedere di pari passo con la consapevolezza di avere i propri genitori vicini, tuttavia è consigliabile che l’adulto già dai sei mesi in poi abitui il bambino a essere autonomo sia nel rapporto con il mondo sia in quello con i giocattoli.

Questo non significa ovviamente allontanarsi dal piccolo andando in un’altra stanza. Vuol dire semplicemente fargli sperimentare, pur rimanendo vicino a lui, un’esperienza individuale con il gioco e quindi con l’apprendimento. In questa fase della crescita il neonato ha bisogno di porre le basi del proprio io e già questo genere di accorgimenti da parte del genitore fa sì che esse siano destinate a rafforzarsi sempre di più. Del resto, a sei mesi il bambino comincia a essere consapevole che una persona è presente anche quando non è nelle immediate vicinanze ma per esempio dall’altro lato della stanza.

La palestrina gioco è di solito il primo ambiente che il bebè conosce giocando, è il mondo che esplora prima di iniziare – verso i sei/sette mesi – a scoprire gattonando tutto ciò che esiste fuori da essa. Il neonato, sia quando gioca in compagnia dell’adulto sia a maggior ragione quando gioca da solo, proprio in questo lasso di tempo si accorge delle relazioni non soltanto tra gli oggetti, ma anche tra la causa e l’effetto dei suoi comportamenti.

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